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BRISSAGO VALTRAVAGLIA

Non dimenticate questi ragazzi, morti per la libertà

Cerimonia di posa della targa in ricordo di uno dei primi episodi della Resistenza italiana, sfociati in torture e uccisioni d parte di formazioni fasciste e tedesche. Con una cerimonia toccante e molto partecipata è stata inaugurata oggi lungo la pista ciclabile che costeggia il Margorabbia una targa commemorativa dei fatti del San Martino, proprio dove si trova il monumento ad otto partigiani fucilati nell’autunno 1943.

GALLERIA FOTOGRAFICA Il ricordo dei martiri del San Martino

A colorare la giornata, oltre ai tricolori dell’Anpi e degli alpini, gli studenti di prima media dell’istituto Luini di Luino, accompagnati dai professori tra cui il consigliere comunale Gianni Petrotta: tutti in sella, per l’ultimo giorno di scuola dedicato alla memoria. Memoria onorata da una targa, appunto, per ricordare questi fatti, voluta dal compianto presidente dell’ANPI di Luino, Remo Passera, come ha ricordato Emilio Rossi. Alla cerimonia erano presenti gli amministratori di Brissago Valtravaglia e Montegrino Valtravaglia, e in rappresentanza della Provincia di Varese il consigliere Paolo Bertocchi. Toccante il ricordo di Ester de Tomasi, figlia di Sergio, uno dei combattenti della formazione Esercito Italiano Cinque Giornate, che si batté sui monti della Valcuvia dove avvenne uno dei primi esempi di ribellione al giogo nazi fascista, che sfociò nella lotta partigiana. Sono stati ricordati i fatti che portarono alla fucilazione di quegli otto combattenti per la libertà, i cui nomi sono stati letti da un giovane studente. Quegli uomini, circa 150 combattenti, si opposero con valore fino alla caduta delle prime linee e alla cima del monte dovuta anche all’uso dell’aviazione, cui seguì l’ordine di ritirata. Alcuni si salvarono in Svizzera. Altri, 36 vennero catturati. Otto di questi vennero orribilmente torturati negli scantinati delle scuole di Rancio Valcuvia (sede del comando tedesco, ora “camera della memoria”) riportati sul San Martino e fucilati. A testimonianza di tutto questo tre donne rastrellate a San Michele che assistettero alle violenze e vennero obbligate a ripulire le stanze usate per le violenze. I corpi vennero gettati in una fossa comune di fianco al fiume al Cucco e ritrovati il 4 aprile del 1944. Le salme vennero prima inumate al cimitero di Roggiano e poi ricomposte nel cimitero di Mesenzana, il 7 ottobre 1945. È stato due volte suonato il silenzio e cantata Bella Ciao, la canzone dei partigiani. Al termine della cerimonia gli studenti hanno continuato la loro escursione lungo il Margorbbia in sella alla bicicletta.

di Andrea Camurani andrea.camurani@varesenews.it

Pubblicato il 08 giugno 2017

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