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12 giugno 2018 San Martino

 

 

 

 

 

 

 

GRIDERANNO LE PIETRE

Considerazioni a margine della celebrazione del 75° della battaglia del San Mrtino

Lassù sul San Martino questa mattina ogni pietra sembrava evocare la memoria di una tragedia senza volto che si consumò 75 anni or sono e che oggi sembra disperdersi nell’aria, soffocata dai twitter, dalle fake news che impazzano nell’etere di una rete incontrollata. Ed allora il sacrificio di questi eroi dai quali è scaturita la nostra Costituzione Repubblicana viene sminuito e ridotto a pura resistenza passiva, ad un tragico errore militare che non merita paludamenti patriottici, zeppi di forzature gratuite e di eccessi retorici, insomma e di intemperanze patriottarde. Troppo facile giudicare la storia con il senno di poi. La verità storica sta però da un’altra parte, testimoniata da coloro che per gli ideali di una libertà, conculcata e offesa da un ventennio di dittatura fascista, tentarono di spezzare le loro catene, con la forza della disperazione. E di fronte alla tracotante pretesa dei negazionisti di stampo neonazista, questa mattina è andata in scena sul San Martino una corale rivendicazione che ha percorso trasversalmente tutti i discorsi degli oratori intervenuti. Nessuna forzatura, come ha sottolineato l’oratore ufficiale Carlo Ghezzi, segretario nazionale ANPI, ma dati statistici inconfutabili stanno a dimostrare che l’Italia, grazie alla lotta partigiana, riuscì ad ottenere dalle potenze vincitrici un trattamento di favore che si tradusse nella partecipazione di De Gasperi al tavolo delle trattative di pace di Parigi su un piano paritario. L’Italia poté così esercitare il diritto di autodeterminazione, attraverso l’assemblea costituente, ben diversamente da quanto accadde agli stati che persero la guerra. Si profilano oggi però all’orizzonte nefaste ideologie che, paludate da un falso giustizialismo, si insinuano subdolamente tra la gente e potrebbero preludere a pesanti limitazioni della libertà di opinione come è recentemente avvenuto in alcuni paesi dell’est europeo. Occorre pertanto vigilare perché questo pericolo possa essere scongiurato. Le discriminazioni a cui si vorrebbero sottoporre gli stranieri che fuggono dalle guerre e da un’immeritata povertà di cui anche noi siamo responsabili non lasciano bene sperare. A conclusione della mattinata la compagnia teatrale Duse ha rievocato plasticamente la vicenda del San Martino, suscitando un sentimento di profonda commozione. Se il silenzio si abbatterà greve su questa vicenda e i testimoni diretti o indiretti verranno meno all’obbligo di fare memoria soprattutto presso le nuove generazioni «...e questi taceranno, grideranno le pietre» (Luca 19. 39-40). Forse preferiremmo una narrazione più in sintonia con i nostri gusti attuali, meno cruda, meno drammatica, razionalmente ineccepibile. Ci ammonisce però Bertold Brecht: «Eppure sappiamo, anche l’odio verso la bassezza distorce i tratti del viso. Anche l’ira per le ingiustizie rende la voce rauca. Ah, noi che volevamo preparare il terreno per la gentilezza, noi non potevamo essere gentili. Ma voi, quando sarà venuto il momento in cui l’uomo sarà amico dell’uomo ricordate noi con indulgenza».

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